È stato un bellissimo pomeriggio, quello di venerdì 11 ottobre.
Ci ha accolto la Casa della Musica, con la statua de “I Du Brasè” al centro del suo cortile, edificio che è stato palazzo signorile, zecca di stato, sede di tribunale, parte dell’archivio del teatro Regio.
Ci siamo tuffati nella storia dei teatri di Parma, a partire dal teatro Farnese, gioiello di legno, e di indiscussa grande fama mondiale, per passare al teatro Ducale di via Pisacane, oggi sede delle Poste, che ha ospitato rappresentazioni fino all’inaugurazione dell’attuale Teatro Regio, voluto e donato alla città dall’arciduchessa Maria Luigia d’Austria, per terminare con un teatro che oggi non esiste più, causa bombardamenti della seconda guerra mondiale: il teatro Reinach. Abbiamo potuto vedere locandine, strumentazioni di scena, bozzetti di costumi di scena…
La seconda tappa ci ha visti ospiti alla Casa del Suono, museo alquanto interessante: dai primi fonografi e fino agli attuali cellulari, per passare tra dischi, radio, antenne, e l’inaspettata e sorprendente esperienza sensoriale (uditiva, e fatta al buio, al cardiopalma per qualcuno!) della Sala Bianca.
La chiusura in bellezza ci ha visto varcare le soglie dei locali che ospitano il rinomato e prestigioso Club dei 27. Locali che furono anche rifugio antiaereo, e che oggi ospitano le riunioni di questi 27 appassionati conterranei, ognuno battezzato col nome di una delle 27 opere del maestro Verdi. Entrati al buio, il coro del Nabucodonosor (al quale alcuni di noi si sono uniti nel canto) ci ha accolti. Le spiegazioni, gli aneddoti, gli impegni da statuto, raccontati da Aida, Giovanna d’Arco, Stiffelio e I Vespri Siciliani, hanno riempito la sala di risate, grande stima e profonda riconoscenza verso questi 27 paladini della “verdianità”.
Un aperitivo di arrivederci ha concluso il pomeriggio, con la promessa di una ulteriore visita ai luoghi verdiani della Bassa (Roncole, Villa Verdi a Sant’Agata).
Un particolare ringraziamento ad Annalisa, nostra validissima guida nelle prime due tappe, al nostro collega Stefano Bianchi (Aida), vero connettore dell’iniziativa, e a Giovanna d’Arco, Stiffelio e I Vespri Siciliani.